
“Antipapi” di Mario Prignano
“Antipapi” di Mario Prignano si pone l’obiettivo di presentare al lettore queste figure controverse, le quali sono spesso giudicate negativamente solamente a causa dell’appellativo con cui ad esse ci si riferisce. Il libro mostra come molti degli antipapi si dedicarono al bene della Chiesa, e come furono dei veri riformatori. Contemporaneamente, si occupa di analizzare l’evoluzione del ruolo del papato e delle modalità di elezione del pontefice fino al XV secolo, anno in cui per l’ultima volta abbiamo avuto degli antipapi.
Si parte col trattare i primi anni della diocesi di Roma, quando ancora non si usava il titolo di “papa”, ma già c’era l’idea che il vescovo della capitale imperiale avesse diritto a un primato sugli altri vescovi della Cristianità, in quanto successore dell’apostolo Pietro. Da questo punto di partenza vengono trattate le elezioni dei vescovi di Roma e le prime contese per il titolo, segno che il ruolo di vicarius Petri stava acquisendo sempre più prestigio.
In questo contesto viene evidenziato come la Storia dei papi sia inscindibile dalla Storia della Città Eterna, i cui abitanti sin dal principio intervengono nella scelta del loro vescovo, sia il popolino, acclamando il pontefice, sia le grandi famiglie aristocratiche romane, mandando avanti i propri candidati.
Così si procede a raccontare le vicissitudini che riguardano la sede apostolica: cadaveri di pontefici riesumati per essere processati; papi che vendono il titolo per soldi; potenti signore che tirano le fila delle elezioni per mettere sul trono i propri figli; e, ovviamente, gli imperatori che intervengono per favorire il loro candidato prediletto.
Personalmente ho trovato la lettura molto appassionante, interessandomi ai diversi aneddoti, per così dire, riportati dall’autore, che inoltre non manca di sfruttare un’ironia che ho ritenuto simile a quella di Manzoni ne “I Promessi Sposi”, romanzo che ho studiato di recente.
Per esempio, mi è sembrato molto particolare l’episodio in cui tre dei quattro cardinali fedelissimi all’antipapa Benedetto XIII, ormai deposto dal Concilio di Costanza, elessero il suo successore Clemente VIII, ma il quarto, essendo assente, elesse da solo un suo papa, Benedetto XIV. Questi si nascose al resto del mondo, e venne riconosciuto solo da una piccola comunità guidata da un fabbro e dalla sua famiglia, che continuarono ad essere fedeli ai due Benedetti.
Il libro mi ha riportato alla mente “Il Nome della Rosa” di Umberto Eco, romanzo letto di recente, che si colloca proprio nel cuore del Medioevo, dominato dalle dispute teologiche e le divisioni dell’Europa cristiana.
Recensione a cura di Mattia Carnielli, Liceo Scientifico Belfiore (MN)