Recensione del libro del mese di dicembre 2024

La storia si apre in un appartamento borghese in cui vive Fiona Maye, giudice nella sezione Famiglia dell’Alta Corte Britannica.
Fiona è una donna in cui ci si può facilmente rispecchiare: un gran senso del dovere e una forza apparente che nascondono però un’altrettanto grande fragilità interiore.
Subito dopo compare in salotto il marito e subito si capisce che siamo di fronte ad una coppia in crisi. Lui la rimprovera, vuole la sua attenzione, le ricorda che esiste anche lui, ma Fiona sembra non capire o non voler capire.
Lui se ne va: lei lo vede ad un tratto da una finestra con una valigia in mano.
La vita di Fiona continua, all’apparenza imperturbata da quanto successo. Si tuffa nel suo lavoro perchè quello è il posto dove tutto passa. Ma non questa volta.
Il nuovo caso da seguire è quello di un ragazzo diciassettenne, Adam Henry. Giace in un letto d’ospedale malato di leucemia e per salvarlo da una morte certa servono trasfusioni, rifiutate dal ragazzo perchè è un Testimone di Geova.
E la corte che Fiona presiede diventa un’arena in cui scendono in campo la medicina, la legge e la religione.
Il tutto è scritto con una grande cura e attenzione nello scegliere le parole.
Non vi sono buoni o cattivi in questa storia, nemmeno giudizi. Vi sono solo le nostre fragilità.
E la musica, come un’armonia a cui tutti aspiriamo per risolvere il groviglio della vita dentro di noi.
“Chi prende in mano un violino, o qualunque altro
strumento, compie un gesto di speranza che
comporta il desiderio di un futuro”
Recensione a cura di Lorella Cantusci