
Ho letto ‘’La canzone che uccide’’ di Gianluca Barbera con grande interesse: si tratta di un thriller
avvincente che esplora il potere oscuro della musica e l’influenza dei media sui giovani.
La trama si basa su una serie di misteriose sparizioni di adolescenti in diverse città europee, tutte accomunate dall’ascolto di “Black Song”, una traccia del misterioso rapper Ice Man. La storia si focalizza su un gruppo di amici, membri di una squadra di calcio di quartiere, che durante una festa di Capodanno
decidono di ascoltare proprio “Black Song”. L’euforia iniziale si trasforma in inquietudine quando,
dopo un blackout e atti vandalici alle loro biciclette e motorini, due dei ragazzi, Roccia e Uber,
scompaiono senza lasciare traccia. Robbo e Tuba, compagni di squadra, decidono di indagare
autonomamente, convinti che la canzone sia in qualche modo collegata alle sparizioni.
Barbera riesce a creare un’atmosfera carica di tensione, unendo elementi del giallo classico a temi
attuali come l’influenza della musica e dei social media sugli adolescenti. La narrazione è arricchita
da riferimenti alla cultura giovanile contemporanea, rendendo la storia ancora più coinvolgente e
realistica. L’autore utilizza un linguaggio capace di risuonare con i lettori più giovani, ma anche di
catturare l’attenzione di un pubblico adulto.
Uno degli aspetti più interessanti del romanzo è l’analisi del fenomeno delle “canzoni maledette” e
di come le leggende urbane possano diffondersi e influenzare il comportamento di tutti.
La trama si sviluppa in modo incalzante, mantenendo il lettore con il fiato sospeso fino al finale sorprendente.
Personalmente, ho trovato ‘’La canzone che uccide’’ una lettura stimolante, capace di intrattenere
e al contempo sollevare quesiti sull’influenza dei media e sulla vulnerabilità dell’adolescenza.
Consiglio questo libro a chiunque sia appassionato di thriller psicologici e interessato a esplorare le
dinamiche della cultura giovanile moderna.
Recensione a cura di Lorenzo Nardi | Liceo Scientifico Belfiore