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Recensione del libro del mese di aprile 2025

Necessario. Basterebbe quest’unica parola a definire il libro.
Non è facile parlare di quello che Sorj Chalandon è riuscito a costruire in questo meccanismo perfetto, usando il teatro come metafora della vita, perchè l’Arte sa creare quella bellezza che è il solo antidoto contro la crudeltà dell’uomo.
Questa storia, che è in gran parte frutto di ciò che l’autore ha visto come inviato di guerra, è racchiusa in due “cornici”.
Quella dell’Antigone di Anouilh e quella di Georges, il protagonista del romanzo.
Il teatro racchiude la vita vera e la “quarta parete” diventa un passaggio tra la vita e la tragedia, in cui tutto è già stato scritto.
Il testo di Anouilh non è stato scelto a caso. Tra le varie “riscritture” della tragedia di Sofocle, questa è quella che viene rappresentata per la prima volta a Parigi durante l’occupazione e che dovrà essere rappresentata a Beirut, paese in quegli anni distrutto dalla guerra, scegliendo attori appartenenti a “fazioni” diverse, in lotta fra loro. E tutto questo si dovrà svolgere in un vero teatro, praticamente in macerie. Due ore saranno quel “tempo sospeso” in cui dovrà essere messa in scena l’opera.
O almeno questo è il sogno del regista greco Samuel, grande amico di Georges.
Georges e Samuel si conoscono nella Parigi delle lotte studentesche, quando Georges è uno studente che lotta per i suoi ideali. Quello che lo unisce a Samuel, scappato dalla dittatura dei colonnelli in Grecia, è la passione per il teatro. Ma con il passare del tempo Georges perde il suo interesse per la politica, dedicandosi alla sua famiglia e al suo lavoro. Sam invece giace in un letto d’ospedale. E’ molto malato e chiede a Georges di realizzare il suo sogno. E da questo momento la vita di Georges, che non può fare altro che accettare la richiesta dell’amico, cambierà per sempre.
Il suo incontro con la guerra sarà devastante.
Parigi e Beirut. La normalità e l’inferno.
Ma nonostante tutto sembra che il sogno di Sam si possa realizzare, fino a che la guerra sfocia in uno dei massacri più disumani della Storia. Quello dei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila, che si compie dal 16 al 18 settembre 1982.
La violenza crea un vortice che risucchierà Georges senza possibilità di scampo.
Con una scrittura precisa, intensa e con momenti di grande poesia, l’autore ci regala una storia che avvince , quasi disturba, perchè quando sei costretto ad entrare nel dramma in modo così diretto, senza via di fuga, non puoi restare indifferente. La quarta parete, Sorj Chalandon
“E poi ha sparato… Ha sparato sulla città, sul soffio del vento. Ha sparato sui chiarori di speranza, sulla tristezza degli uomini. Ha sparato su di me, su tutti noi. Ha sparato sull’oro della sera che scende, sul cespuglio d’agrifoglio verde e sull’erica in fiore”.
Recensione a cura di Lorella Cantusci