Asola, incontro del gruppo di lettura Colibrì

Il gruppo di lettura si è incontrato in Biblioteca ad Asola lunedì 16 gennaio alle 13.45 come al solito per discutere il libro:

L’abstract editoriale

Sabrina Efionayi ha due madri. Una è Gladys, la sua madre biologica, che è nata in Nigeria ed è venuta in Italia a diciannove anni per lavorare e sostenere la famiglia rimasta a Lagos; non sapeva che il suo mestiere sarebbe stato vendere il proprio corpo. L’altra è Antonietta, è napoletana, e non immaginava che un giorno Gladys avrebbe attraversato la strada tra le loro case e le avrebbe messo in braccio Sabrina, chiedendole di occuparsi di lei, di diventare sua madre. Non lo immaginava, ma quando è successo ha accettato. Da quel momento Sabrina si è ritrovata in una situazione speciale, perché i rapporti con la sua madre biologica, con le sue origini, non si sono interrotti, e cosí lei è cresciuta tra Castel Volturno e Scampia, tra Prato e Lagos, cambiando famiglia, lingua, sguardo e cultura, in costante ricerca di un centro di gravità. Un’identità complessa, la sua, che già il nome racconta: Sabrina, come la figlia dell’aguzzina di Gladys, scelto per compiacerla; Efionayi, come un uomo che non è il padre, ma che le ha dato un cognome.

CHE COSA NE PENSA IL GRUPPO DI LETTURA “COLIBRI'”

Addio, a domani di Sabrina Efionayi è un romanzo dal sapore fortemente autobiografico.

Sabrina nasce in Italia a Castel Volturno ma la sua è una vita subito dolorosamente complessa; sua madre Gladys, sognando un futuro per sé lontano da Lagos, è arrivata in Italia con l’appoggio di Joy, una donna che si rivela presto la sua aguzzina, capace di stringerla in un ricatto per una libertà paventata ma mai conquistata. Quando Gladys si rende conto che il suo lavoro sarebbe stato vendere il suo corpo, il futuro perde tutti i suoi colori. Con la nascita di Sabrina aumenta il suo senso di smarrimento e Gladys si spinge a cercare una soluzione, anche se non riuscirà mai a trovare un equilibrio tra quel grande amore verso la figlia e quella sua vita così dolorosa e piena di smarrimento. Sabrina cresce con due mamme, una che vede poco e nulla, Gladys, e una Antonietta, che la ama profondamente anche se non è un legame biologico quello che le unisce ma un sentimento incondizionato fatto di una presenza silenziosa ma potente.
Un amore che l’ha salvata il giorno che sua madre Gladys non è più tornata dopo averla salutata senza aggiungere nulla.

Non so perché sei andata via senza dire niente. So perché lo hai fatto, quello sì. So la stanchezza e l’orrore che ti sei portata addosso per anni e che hai provato a ignorare. So che vedevi che quell’incubo non aveva fine, che quel cammino che stavi affrontando non ti portava da nessuna parte; ma perché sei andata via senza dirlo? O per lo meno senza dire niente a noi.

Sabrina racconta la sua storia in parte in prima persona e in parte in terza, perché è difficile condividere i propri sentimenti, gli stati d’animo di una ragazza che non solo deve scoprire se stessa ma anche le proprie origini e riconoscersi in una società che la definisce straniera nonostante lei sia nata in Italia. L’unica cosa che dovrebbe contare è l’amore, quello che riceve dalle persone che la circondano ma lei deve affrontare anche quel disagio che nasce dal non essere parte naturale di una comunità perché è troppo italiana con la sua famiglia del Laos e troppo africana in Italia; la ricerca dell’identità è fondamentale per trovare la propria strada ma è ancora più difficile quando ciò che ci circonda non corrisponde a una visione chiara e definita ed è il frutto di incontri, abbandoni, narrazioni non convenzionali, assenze misteriose, abbracci dolorosi, lacrime strappate al silenzio. Sabrina con questo romanzo ha voluto far pace con la sua storia, con sua madre Gladys.
Ha voluto capire il dolore di quella donna sempre inquieta e dalla quale non viene compresa profondamente; non basta chiedere amore, bisogna anche ascoltare i bisogni e i desideri reciproci. Proprio perché per tanto tempo si è sentita sola e non si è riconosciuta in una identità già definita, Sabrina Efionayi con questa sua storia sincera e potente ha voluto creare uno spazio condiviso per darsi la mano, per non lasciare nessuno da solo in un angolo. Addio, a domani è un romanzo che ci fa capire quanto sia salvifico a volte scrivere e raccontare la propria storia, con le proprie parole e i propri pensieri, per creare un luogo sicuro nel quale riconoscersi ed essere semplicemente accoltə.