Educata alle regole e alla perseveranza, la giovanissima protagonista di questo libro enigmatico svolge con zelo, puntualità e con gentile professionalità il suo lavoro: accogliere e soprattutto ascoltare i clienti dello specialissimo laboratorio creato dal signor Deshimaru nella sede fatiscente di un ex collegio femminile, ora destinato a raccogliere esemplari. Insieme – le ha spiegato lui quando l’ha assunta – dovranno prendersi cura degli esemplari con amore: e ha pronunciato la parola amore con estrema lentezza. La ragazzina che chiede loro di conservare (dopo averli debitamente catalogati) i tre funghi che ha raccolto fra le ceneri dell’incendio in cui ha perso i genitori non tornerà mai a vederli, né mai tornerà il vecchietto che è venuto a portare i resti delle ossa calcinate del suo padda; ma avranno, come tutti gli altri clienti, raggiunto il loro scopo: separarsi da ciò che hanno perduto tramutandolo in un esemplare. Anche la narratrice, a causa di un incidente occorsole nella fabbrica di bibite dove lavorava prima, ha perduto qualcosa: l’ultima falange dell’anulare sinistro. E spesso si chiede dove sia finito quel pezzette di carne, quella sorta di conchiglia rosa ciliegio, soffice come un mollusco. A poco a poco la solerte, docile impiegata si lascerà inghiottire, come da una ragnatela, dal mondo chiuso e ovattato del laboratorio, dal silenzio lancinante che vi regna. Fino al giorno in cui deciderà di consegnare anche lei qualcosa di sé.