Ginette è una ragazza felice e spensierata, vive con i genitori, le sorelle e il fratello a Parigi, quando nel 1942 tutto cambia, la Francia perde la guerra e inizia il dominio tedesco. Il suo essere ebrea non le aveva mai causato problemi ma gradualmente le persecuzioni si fanno sempre più forti e in seguito a una denuncia che accusava la sua famiglia di avere ideali comunisti il padre decide di affidarsi a dei passeur per far scappare tutti a sud. A Avignone riprendono una vita normale spacciandosi per una famiglia cristiana, quando la polizia fa irruzione nella loro casa e arresta Ginette, suo padre, suo fratello e suo nipote. Da qui inizia la sua storia come prigioniera, prima in un carcere francese e poi a Birkenau, dove viene separata dal padre e dal fratello, portati direttamenti alle camere a gas, e viene fatta vivere e lavorare in condizioni disumane. Dopo la guerra, denutrita e ammalata, viene ricoverata in ospedale per poi ricongiungersi con il resto della sua famiglia. Passano gli anni, Ginette si sposa, ha un figlio, non parla di quello che le è successo e pensa di aver dimenticato, finché un uomo si presenta alla sua porta chiedendo un intervista. Da lì Ginette inizia a raccontare e ricordare partecipando a incontri e conferenze per spargere la cosapevolezza di “dove ci porta l’odio”. Questa graphic novel narra la storia di Ginette Kolinka, sopravvissuta all’olocausto, attraverso illustrazioni dallo stile semplice ma dal forte peso emotivo. Racconta la vergogna il disgusto, la solitudine e la paura che la protagonista e tutti i prigionieri hanno provato, creando un libro duro e straziante, nel quale si viene a contatto, anche visivamente, con la crudeltà, l’indecenza umana e di come esse possano trasformare e prosciugare un individuo, privandolo della propria umanità.