Ci troviamo ad Auschwitz, durante la seconda guerra mondiale, quando Bruno scoprirà che la realtà in cui è costretto a vivere non è poi così perfetta come credeva.
Trasferito da poco insieme alla sua famiglia, Bruno decide di esplorare i confini della sua nuova casa, e scorge uno strano campo contornato da una recinzione, dal quale spuntano delle persone che indossano buffi pigiami a righe. Qui, il protagonista, incontra Shmuel, un bambino che si trova al di là del filo spinato.
Ma è davvero possibile che tra il figlio di un ufficiale nazista ed un bambino residente in un campo di concentramento possa nascere un’amicizia?
“Il bambino con il pigiama a righe” è una storia drammatica, che racconta le vicende di due bambini, i quali vivono in due realtà completamente diverse: Shmuel è vittima della crudeltà dell’uomo, Bruno, invece, vive nell’oscurità.
“Anche se bruno era basso per la sua età, la sua mano era sana e piena di vita. Le vene non si vedevano attraverso la pelle, le dita non erano poco più di bastoncini secchi. La mano di Shmuel raccontava una storia molto diversa.”