“So che hai lavorato sodo per tutta la vita in particolare per pagarmi gli studi e hai fatto enormi sacrifici per permettermi di avere una buona istruzione com’è la mia credo. Forse pensi che sia uno spreco finire in fabbrica. Francamente non credo anzi al contrario. Quello che magari non sai è che è grazie a questi studi che resisto e scrivo”: ALLA LINEA di Joseph Ponthus è un esordio che è già considerato un libro di culto. Lo scrittore francese racconta con il ritmo della poesia gli anni di lavoro in fabbrica, dopo che con il trasferimento in Bretagna al seguito della moglie, non aveva trovato un lavoro nell’ambito dei suoi studi letterari e sociali e legati all’educazione. Si deve adattare a diversi contratti precari nel settore agroalimentare prima in una fabbrica che cuoce e conserva gamberetti, poi in una dove si realizzano bastoncini di pesce e infine in un mattatoio. Lavori pesanti fisicamente, ripetitivi ma che richiedono grande controllo e attenzione. Joseph Ponthus registra le varie mansioni, gli incontri con gli altri operai, l’attesa delle chiamate dell’agenzia interinale, il giorno di paga, i fine settimana di riposo che non riescono a spogliarsi della stanchezza e del pensiero che presto si dovrà tornare in fabbrica. E lo fa anche grazie alle parole di scrittori e poeti: “Il tempo di andare nella sala comune per un caffè / I corridoi le scale che sembrano non finire mai / Il tempo perduto / Caro Marcel ho trovato quello di cui andavi alla ricerca / Vieni in fabbrica te lo mostro subito / Il tempo perduto / Non avrai più bisogno di farla tanto lunga”, intervallando alla cronaca considerazioni mai banali sulla vita, l’amore, il lavoro manuale e non rinunciando mai a uno sguardo ironico e affettuoso insieme. La scelta della poesia restituire in pieno la fatica non solo fisica del lavoro, e le parole della letteratura – tra gli altri sono citati Dumas, Perec, Apollinaire, Shakespeare, Zola – risuonano nella mente del protagonista per dare voce ma anche conforto alle interminabili ore passate alla linea di produzione.

Simonetta Bitasi