I miei genitori / Tutto questo non ti appartiene

“La nostra storia è la storia dell’implacabile nostalgia per una casa a cui non si potrà mai più tornare”: è difficile restituire a parole la ricchezza del nuovo libro di Aleksandar Hemon che racchiude due storie che si passano il testimone attraverso le foto di famiglia al centro del volume. I MIEI GENITORI e TUTTO QUESTO NON TI APPARTIENE sono da subito una testimonianza di vita vera attraverso la letteratura, dove troviamo l’infanzia dello scrittore e le esistenze dei suoi genitori ma anche tanti livelli di lettura e di riflessione. Hemon ci accompagna in un viaggio nella recente storia dei Balcani e quindi europea (“La vera storia può dispiegarsi solo a livello personale. È difficile oggi comprendere l’entità di quel salto verso una vita migliore che gente come mia madre ha sperimentato nella Jugoslavia di Tito. Nel 1948, sulla scia del cataclisma, il nuovo regime istituì la parità di genere e l’istruzione obbligatoria e gratuita, consentendo a una piccola contadina bosniaca, nata in una casa con il pavimento di terra, di studiare senza impedimenti economici…”) per portarci poi a provare quasi fisicamente cosa significa dover lasciare il proprio paese a causa della guerra: “Emigrando in Canada, ha perduto in senso figurato e letterale tutto ciò che l’aveva costituita come persona… Da un giorno all’altro lei non è più stata nessuno, dice spesso, niente”. Lo scrittore bosniaco ci regala un caldo e variegato memoir, dove troviamo i riti che ci fanno sentire a casa, il calore della lingua e del cibo, il rapporto spesso controverso tra le generazioni, il canto come espressione di appartenenza, ma anche considerazioni sulla scrittura e i destini che ci attraversano e un omaggio intenso e grato di un figlio ai propri genitori. Da un padre raccontatore di storie a una madre che ha saputo costruire e trasmettere un codice etico: “Non voglio ancora sapere dove troverò la saggezza e l’amore di cui avrò bisogno per restare a questo mondo quando loro se ne saranno andati. Dove li ritrovo più dei genitori come loro?”

Simonetta Bitasi