Dopo LA SIGNORA DELLA PORTA ACCANTO, l’esordio con cui si è aggiudicata il South African Literary Award, Yewande Omotoso, con UN LUTTO INSOLITO, pubblicato come il precedente in Italia da 66thand2nd nella traduzione di Emilia Benghi, torna a raccontare le complesse dinamiche familiari. Siamo ancora in Sudafrica anche se la protagonista ci vive in realtà da dieci anni, da quando il marito è stato assunto all’ Università di Città del Capo. Lasciando la Nigeria, Mojisola abbandona anche l’ultima speranza di portare a termine il suo incarico di ricerca in ambito botanico e si rassegna a fare la moglie e la madre. La piccola Yinka però, arrivata quasi a sorpresa dopo cinque anni di matrimonio e rimasta figlia unica, non le rende il compito facile. E il marito comincia a tradirla ripetutamente. Eppure la donna si arrende a una quotidianità che sembra inevitabile, da quando ha conosciuto Titus all’università e l’ha sposato. Neppure la scoperta di un segreto ben celato nella sua famiglia sembra scuoterla. Sino a quando la tragedia della morte di Yinka non sconvolge la sua vita e dopo aver corso per ore per cercare di sfuggire al dolore Mojisola va a Johannesburg dove la figlia viveva da alcuni mesi e si rinchiude nel suo appartamento per scoprire cosa abbia spinto la ragazza di 23 anni a togliersi la vita. Qui prima si scontra poi si allea con Zelda la padrona di casa e cerca di ricomporre il complicato groviglio della vita della figlia. Yewande Omotoso è una grande narratrice di esistenze, sa indagare a fondo i suoi personaggi, illuminare gli imperscrutabili e infiniti meandri della maternità, la complessità del rapporto amoroso, le infinite declinazioni del desiderio sessuale, le maschere che volenti o nolenti ci portiamo addosso, l’assoluta imprevedibilità dei comportamenti umani. Anche se poi “… in genere la vita ha un andamento circolare, si torna sempre allo stesso punto per quanti giri si facciano, grandi e piccoli; se si ha la fortuna si procede a spirali, con una certa progressione, e se si ha una sfortuna incredibile si segue una lunga, interminabile, linea retta”.

Simonetta Bitasi