“Uno stupido è sempre pericoloso, – mi diceva mio padre, – ma uno straniero stupido lo è ancora di più. Non si può mai sapere se è un idiota o semplicemente uno straniero”: TEMPUS FUGIT dello scrittore canadese Antanas Sileika è uno spaccato vero, comico e drammatico insieme di chi lascia il proprio paese per cercare un futuro migliore. È quello che accade alla famiglia protagonista delle storie o meglio degli undici episodi che compongono il libro: dall’arrivo in Canada dalla Lituania negli Anni Cinquanta con due figli maschi che poi diventeranno tre sino all’età adulta dei ragazzi. Il romanzo, pieno di aneddoti, incontri, situazioni tragicomiche, più o meno divertenti scontri di mentalità, prende il via con la casa che a fatica il capofamiglia cerca di costruire in un nuovo sobborgo residenziale dove sono gli unici ad avere un cesso esterno e a vivere nel seminterrato in attesa di tirare su i muri e si conclude con la vendita della casa all’odiato signor Taylor, il vicino di casa che rappresenta il massimo vertice sociale, perché appartiene a una specie particolare di canadesi, “gli inglesi”. In mezzo si dipana la vita del Vecchio, sempre alla ricerca di lavoro come manovale, nostalgico del suo paese; della moglie che ha il potere di risolvere ogni problema e che riesce ad emanciparsi anche grazie a un buon lavoro; dei tre figli, diversi tra loro ma accomunati dal sentirsi sempre messi ai margini: “Siamo svantaggiati. Siamo stati tirati su come stranieri nel nostro stesso Paese”. La voce narrante è per lo più il figlio di mezzo, Dave, che cerca di barcamenarsi tra gli imprevedibili scatti d’ira e la religiosità fanatica del padre, tra il fratello maggiore, fisico e impulsivo e il piccolo Tom, amante dei libri e della cultura inglese, tra il sentirsi canadese e il rifiuto verso il paese di origine dei genitori: “Era a tal punto un profugo che non sapeva neanche che bisognava riempirsi la bocca di pop-corn fino a vuotare la ciotola e dopo mangiare i pezzetti finiti in grembo o nell’interstizio tra la sedia e il cuscino”.
Simonetta Bitasi