LIBRO: Oh, Harriet! – Francesco d’Adamo (Giunti, 2018)

CANZONE: Broken Bones – Kaleo (A/B, 2016)

FILM: The Help (2012)

Quando penso ai miei anni da studentessa dell’ITC “A.Pitentino” ricordo che le ore di storia erano poche, e ad oggi mi verrebbe da dire purtroppo, perché non mi sento di averne studiata abbastanza. C’è un tema, un periodo storico più che altro, che andrebbe approfondito maggiormente: la schiavitù e la sua abolizione, soprattutto negli Stati Uniti d’America, nel 1800. Da lettrice ho approfondito autonomamente questo tema leggendo romanzi, storie autobiografiche e guardando serie tv e film: continuo a pensare che sia abominevole trattare in questo modo un altro essere umano, a causa della convinzione (sbagliata) che “una razza” sia migliore di un’altra. Ahimè, ancora oggi assistiamo ad avvenimenti simili, perché la storia continua a ripetersi, e pare che l’essere umano non abbia proprio imparato niente da essa.

Francesco D’Adamo, “Oh, Harriet!” (Giunti Editore, 2018)

Quando penso ai miei anni da studentessa dell’ITC “A.Pitentino” ricordo che le ore di storia erano poche, e ad oggi mi verrebbe da dire purtroppo, perché non mi sento di averne studiata abbastanza. C’è un tema, un periodo storico più che altro, che andrebbe approfondito maggiormente: la schiavitù e la sua abolizione, soprattutto negli Stati Uniti d’America, nel 1800. Da lettrice ho approfondito autonomamente questo tema leggendo romanzi, storie autobiografiche e guardando serie tv e film: continuo a pensare che sia abominevole trattare in questo modo un altro essere umano, a causa della convinzione (sbagliata) che “una razza” sia migliore di un’altra. Ahimè, ancora oggi assistiamo ad avvenimenti simili, perché la storia continua a ripetersi, e pare che l’essere umano non abbia proprio imparato niente da essa.

Questa premessa mi serviva per introdurvi il romanzo scritto da Francesco d’Adamo per l’editore Giunti del 2018 dal titolo “Oh, Harriet!”. Questo libro è quel che chiameremmo uno spin-off di “Oh, Freedom!”, precedente lavoro di D’Adamo, collegato ad esso per le tematiche trattate, per l’appunto, quelle sulla schiavitù dei neri negli Stati Uniti d’America. Documentandomi, ho scoperto un personaggio realmente esistito di cui si parla ancora troppo poco, e che dovrebbe assolutamente essere divulgato, perché ha dello straordinario. Harriet Tubman, nata e cresciuta schiava, diventò colei che fu nominata “Mosè degli Afroamericani”. Dopo essere scappata dalla piantagione e dal suo padrone, aiutò tantissimi neri a scappare a loro volta, utilizzando la famigerata “Underground Railroad”, una ferrovia sotterranea che ancora oggi per alcuni sembra solo una leggenda metropolitana. Harriet combatté persino nella Guerra di Secessione Americana, e fu la prima donna a guidare una spedizione armata; insomma, una persona forte, coraggiosa, la cui storia va assolutamente recuperata. Forse anche Francesco d’Adamo, conoscendola, ha voluto dare voce a questa eroina. Scritto sotto forma di intervista, il romanzo ripercorre le vicende di Billy Bishop, giovane giornalista che avrà a che fare con un’anziana e scorbutica Harriet Tubman. Inizialmente non contento di aver ricevuto quell’incarico, man mano che Harriet si aprirà e racconterà la sua storia, le cose cambieranno decisamente. Una lettura che sembra breve per il numero di pagine, ma che racchiude una storia veramente incredibile.

Ma cosa può c’entrare tutta questa storia con l’Islanda? Sono certa che il filo rosso vi stupirà anche questa volta.

Non c’è nessun posto da chiamare casa
Solo catene e ossa rotte
Non c’è nessun posto da chiamare casa
Quindi andiamo Signore, non mi prenderai ora?
Non c’è nessun posto da chiamare casa
Solo catene e ossa rotte

“Broken Bones” è uno dei singoli del gruppo islandese Kaleo, inserito nella tracklist del loro primo album del 2016 intitolato A/B. I Kaleo riprendono le sonorità blues degli stati a sud del continente americano, e non direste mai -se non dai nomi e cognomi un po’ difficili da pronunciare- che questi quattro ragazzi provengano da un luogo freddo. La forza di questo gruppo è sicuramente la voce del frontman, Jokull Juliusson, che vi lascerà davvero senza parole. Conosciuti maggiormente per pezzi come “No Good” e “Way Down We Go”, i Kaleo sono giovani ma di certo non sprovveduti. In questo brano, che riprende proprio i canti che i neri intonavano quotidianamente durante il duro lavoro nelle piantagioni, possiamo ascoltare i suoni delle catene e della fatica, accompagnati da un testo che non lascia spazio all’immaginazione.

Ci sono tanti film e serie tv che riprendono la storia degli schiavi d’America; potrei nominarvi il mio preferito in assoluto “12 anni schiavo”, oppure la serie tv “La Ferrovia Sotterranea”, tratta dall’omonimo romanzo di Colson Whitehead. Ho voluto fare però un passo avanti, arrivando fino agli anni ‘60; con un cast eccezionale, formato da Emma Stone, Octavia Spencer e Viola Davis, il film “The Help” del 2012, diretto da Tate Taylor, adattamento cinematografico del romanzo di Kathryn Stockett, ci fa chiaramente notare come, anche a distanza di anni, la condizione dei neri afroamericani non fosse cambiata, sebbene possa apparire in lontananza leggermente migliorata. Se ne accorge Skeeter, la protagonista, notando il modo in cui vengono trattate le domestiche afroamericane che lavoravano nelle case dei facoltosi proprietari terrieri americani, proprio come quella dei suoi genitori. Essendo anch’ella (come Billy Bishop, del resto) una giovane giornalista, Skeeter decide di dare voce alle domestiche, raccontandone la condizione vista proprio dai loro occhi. E poi, come dimenticare la scena -epica- della torta al “cioccolato”? Vedere per credere.

Qual è il periodo storico che più vi affascina? Il filo rosso è curioso di conoscere i vostri!