“Non chiamarmi amore” è la storia di tre ragazze, le cui vite si intrecciano perché legate da un filo indissolubile: la violenza.
Matilde è la figlia di un padre violento, e di una madre che non riesce a lasciarlo. Scappa all’università in un’altra città e si innamora di Luca, un ragazzo che con il tempo si rivela più simile al padre di quanto pensi.
Camilla è una sopravvissuta. Dopo essersi resa conto che l’amore della sua vita non era quello che pensava lo lascia, e quando lui assume comportamenti persecutori trova la forza di denunciarlo e farsi giustizia, supportata dalla famiglia.
Alma è una donna che ama aiutare, e fa parte di un’associazione che sostiene le donne vittime di violenza.
La trama è semplice, scritta con un lessico facile e in maniera scorrevole, che ho particolarmente apprezzato.
“Non chiamarmi amore” è un libro che fa riflettere, che mi ha lasciato con il cuore pesante nonostante il lietofine. Una storia sì di coraggio, ma anche di sofferenza, di paura, di violenza e di vergogna. Un libro che vale decisamente la pena di leggere, magari non da bagnasciuga, perché nonostante sia scritto in modo da esserlo, non è leggero proprio per i temi che tratta.