“Ti do un consiglio, non cercare mai di dire di cosa parli un grande libro. O, se lo fai, dai l’unica risposta possibile: di niente. Un grande libro parla sempre e soltanto di niente, ma dentro c’è tutto”: il romanzo di Mohamed Mbougar Sarr, vincitore del Premio Goncourt 2021, risponde alla domanda cos’è la letteratura e lo fa anche ragionando sulla scrittura e la lettura stessa, ma soprattutto mostrando come le parole non abbiano davvero confini. La storia prende il via nel 2018 quando Diégane Latyr Faye, giovane scrittore senegalese arriva a Parigi e scopre l’esistenza de “Il labirinto del disumano”, romanzo pubblicato nel 1938, ormai introvabile e dimenticato. Scoprire cosa è accaduto a Elimane, il suo autore, diventa l’ossessione di Diégane e ci porta in un viaggio intenso e pieno di incontri e avvenimenti tra Francia, Senegal, Argentina, Amsterdam. Come dice lo stesso protagonista parlando del libro di Elimane anche questa “è al tempo stesso una storia impossibile da raccontare, da dimenticare e da tacere”. Un romanzo che procura un piacere fisico e intellettuale insieme, che racconta di legami familiari, sesso, culture dominanti e ritorno alle origini, sogni, guerre e aspirazioni con un tono lucido e intenso e un velo di malinconica ironia. Guadagnandosi un posto di riguardo nella patria dei libri letti e amati: “Qual è quindi questa patria? La conosci, è chiaramente la patria dei libri, i libri letti e amati, i libri letti e maledetti, i libri che sogniamo di scrivere, i libri insignificanti che abbiamo dimenticato e non sappiamo più nemmeno se un giorno li abbiamo aperti, i libri che sosteniamo di aver letto, i libri che non leggeremo mai ma dai quali non ci separeremmo per niente al mondo, i libri che aspettano la loro ora in una notte paziente, prima del crepuscolo delle letture dell’alba… sarò cittadina di questa patria, giurerò fedeltà a quel reame, il reame della biblioteca”. Così in ogni biblioteca bisogna dare cittadinanza a questo straordinario romanzo.
Simonetta Bitasi