“Non ho nessun titolo accademico attaccato al mio nome, ma questo non mi impedisce di dichiarare di avere una laurea specialistica. Un dottorato in arte di vivere, ecco cos’ho”: Lilia, l’indimenticabile protagonista del romanzo di Yiyun Li ci conduce in un viaggio nei meandri più profondi della sua storia di vita, che diventa racconto universale di varia umanità. Anziana ma ancora lucida e autosufficiente, la donna dopo aver venduto la casa di famiglia si è ritirata in una casa di riposo. Ha avuto tre mariti, allevato cinque figli e può contare ben diciassette nipoti. Ma ci sono due nodi nella sua esistenza che l’hanno segnata: il suo amore segreto, Roland Bouley, con cui ha avuto una fugace relazione da giovanissima e di cui recupera un diario pubblicato postumo e la morte di Lucy la loro figlia di cui Roland non ha mai saputo niente. L’uomo infatti non saprà mai di avere una figlia e Lilia sposerà Gilbert che crescerà come sua la loro amata primogenita. La scrittrice cinostatunitense ci fa percorrere le esistenze di Lilia e Roland come due binari paralleli che solo poche volte si sono incrociati ma che non si sono mai persi. Due vite quasi in contrasto: dedicata alla famiglia quella della donna, girovaga e spesso inconcludente quella di Roland che si divide tra Sidelle e Hetty e poi sposa quest’ultima con cui è cresciuto dopo che è rimasto orfano dei genitori. Lilia è stanziale, Roland sempre insoddisfatto e alla perenne ricerca di qualcosa che non riesce a definire. Intanto scorriamo quasi un secolo di storia americana, gli Anni Trenta a New York, la famiglia di coloni e il ranch in cui è cresciuta Lilia, le guerre, in un viaggio intenso e arguto nella memoria: “Le parole non sono di grande aiuto quando si vuole ricordare qualcosa. Fin qui non ho mai fissato niente sulle pagine. Ma tutto quello che ho bisogno di ricordare… è con me… Non è solo che ho buona memoria. Io conservo le persone. Non per avidità. Non sono un’accumulatrice compulsiva. Le conservo perché mi piace vivere in mezzo a loro… Quello che non dimentichiamo diventa ciò che siamo”

Simonetta Bitasi