SIMON è il nuovo romanzo dell’autrice pluripremiata di E DAL CIELO CADDERO TRE MELE, come sempre pubblicato in Italia da Francesco Brioschi editore. Narine Abgarjan con una scrittura tersa e intensa, essenziale e ricca insieme, e con una calda ironia che avvolge tutti i personaggi della storia, ci porta intorno alla bara di Simon, il giorno del suo funerale con le orecchie diventate viola e difficili da nascondere. Alla fine della cerimonia rimangono le vere protagoniste del romanzo, le quattro donne della sua vita. Una per una si raccontano e così ricostruiamo i tasselli dell’esistenza di Simon ma anche di Berd, il villaggio armeno dove tutti abitano e via via sullo sfondo ma non purtroppo ininfluenti le vicende storiche, dal genocidio alle guerre mondiali sino all’invasione sovietica. Il romanzo della scrittrice armena è prima di tutto il racconto di quattro grandi storie d’amore, diverse per le circostanze e le stagioni della vita di Simon ma ugualmente uniche. Come uniche sono le donne protagoniste che Abgarjan sa ritrarre magnificamente, dosando poesia e ironia, seguendole nel percorso di vita oltre che in relazione a Simon. Conosciamo così il suo primo amore Susanna con la quale sembrava delinearsi un futuro radioso; poi Eliza che grazie all’amore di Simon ha ripreso a cantare; Sofia da cui ha inaspettatamente avuto una bambina e Silvia, rinchiusa nella sua sofferenza. E sino alla fine, quando il cerchio si chiude, non sappiamo veramente perché ha sposato Melania per poi tradirla ben tre volte. Gli abitanti di Berd sono una sorta di coro greco del romanzo e attraverso i loro commenti e i pettegolezzi veniamo a conoscenza dei legami familiari, delle liti e delle discordie, degli amori e delle amicizie ma soprattutto del ruolo centrale ma non riconosciuto delle donne nella società: “Quanto alla gente di Berd, discuteva spesso con aria mesta dei ricami bizzarri che la provvidenza può tracciare sulla tela della vita. Nessuno dubitava che la breve storia di molti anni prima fra Simon e Sofja fosse intesa a concludersi dopo diverse giravolte con quel finale amarissimo. A nessuno, però, passo mai per la testa di vedere in quel finale amarissimo un qualche giudizio divino. Perché giudizio non può esserci, quando è proprio di questi giorni tristi, felici o pieni di sofferenza che è fatta la vita su questa terra”.

Simonetta Bitasi