La Mitologia negli Stemmi Mantovani

Le insegne araldiche sono parte integrante dell’universo di simboli e simbolismi nel quale ci troviamo spesso inconsapevolmente inseriti, pur se riferite a un lontano passato. Ad esse sono affidate le ragioni propositive di un concetto di natura prettamente cavalleresca volto a porre in luce gli elementi distintivi di una famiglia, di una dinastia, di un singolo evento.

Oltre al mero processo conoscitivo, rigoroso ed essenziale, in relazione agli stemmi, vi è da rilevare una componente artistica di alto profilo e contenuti, che concorre alla identificazione e fruizione globale, dilatandosi tuttavia ad un ben più ampio contesto, nel quale si intersecano e fondono elaborazioni culturali significative, dense di sfumature di natura tanto storica quanto esoterica. Il simbolo infatti rimanda al di là di stesso, verso un senso ancora al di là, inafferrabile, oscuramente presentito, che nessuna parola di una lingua conosciuta potrebbe adeguatamente spiegare (C. G. Iung).

L’araldica o “arte del blasone” ha in questo senso una funzione strettamente didattica, perché esplicativa di una condizione, di una storia, di un processo di comunicazione che, nel corso dei secoli, possono divenire oggetto di radicali trasformazioni e sostanziali mutamenti. E’ il caso della famiglia Gonzaga, che attraverso la ricorrente variazione dello stemma assume un ruolo fondamentale in ordine alla comprensione ed alla specifica lettura di un cammino che, nei meandri dell’aristocrazia europea, passa attraverso concessioni imperiali, imparentamenti, riconoscimenti dinastici, acquisizioni di feudi e territori.

Di seguito sono illustrati alcuni stemmi di famiglie mantovane che innalzano simboli, emblemi, personaggi in stretta relazione con la mitologia, i quali si esprimono in un contesto interpretativo che tuttavia non si affida necessariamente al simbolismo delle figure in essi rilevate, ma spesso si dilata ad un “altrove” che non è sempre possibile acquisire o cogliere nella sua interezza.

Si tratta dunque di un rimando culturale estremamente suggestivo, spesso misterioso, che innalza al rango di simbolo un elemento che la mitologia ha fatto proprio e completamente fagocitato, che tramite l’araldica si carica di nuovi esaltanti e fascinosi significati.

Simboli e significato:

Antonelli

Spaccato. Nel I: d’azzurro al Sole d’oro radiato di rosso, accollato di un cartiglio svolazzante in fascia d’argento. Nel II: d’argento al Dragone alato passante di verde linguato di rosso, crestato e armato d’oro.

È il protagonista incontrastato delle leggende medievali ed incarna uno dei fenomeni più eclatanti e singolari in relazione all’immaginario collettivo. Viene distinto dalla figura del drago in quanto è proposto con quattro zampe. È simbolo di vendetta e spesso incarna il senso profondo del “Male”; è altresì simbolo di Vigilanza, Perspicacia ed Eloquenza, oltre che di Forza.

Bertolini

D’azzurro a un monte di verde uscente dalla punta, con sentiero che si inerpica, sulla cui sommità è posta una fenice d’argento sulla sua immortalità, riguardante un sole orizzontale a sinistra di rosso; il monte è accantonato da due leoni affrontati d’oro armati e lampassati di rosso.

Uccello chimerico, ossia leggendario, la fenice, spesso indicata anche con gli epiteti “araba fenice” e “uccello di fuoco”, è un uccello mitologico presente nel folklore di vari popoli, considerato in grado di controllare il fuoco e di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte. Il nido fiammante sul quale ella poggia si definisce Immortalità.

In sì bel rogo ardendo

Rinascerai morendo

Simboleggia Costanza e Generosità; anche emblema di Resurrezione e Castità vedovile. Sempre posta riguardante il Sole, che simboleggia la Gloria cui aspira il merito. È una delle figure più suggestive dell’intera “arte del blasone” definita creatura della quale si conosce il nome ma non il corpo, corrispondente all’antico detto:

Che ci sia ciascun lo dice

Come sia nessun lo sa.

Bisioli

D’argento a tre serpenti attortigliati in palo di nero e di verde.

Si tratta di stemma parlante, in quanto l’immagine dei serpenti (biscie) rinvia al nome della famiglia. Animale mitologico presente nelle saghe di molti popoli europei e americani. È emblema di Prudenza e Buon governo è inoltre espressione del re attento ai bisogni dei sudditi.

Boschi

Spaccato. Nel I: d’argento al Giano bifronte crinito e barbuto di nero, laureato di verde. Nel II: di verde pieno.

Divinità italica antichissima, il cui nome deriva da Janua ovvero porta. E’ infatti il dio dei confini e “apritore” delle porte; il suo viso (bifronte) guarda al Passato e al Futuro. A Giano sono sacri la prima ora del giorno e il primo mese dell’anno, a lui dedicato nel nome. Per la facoltà di vedere dietro e davanti simboleggia l’Attenzione; è anche simbolo del Mutare delle stagioni.

Caballini

D’azzurro al Pegaso rivoltato e inalberato d’argento poggiante su un monte di verde uscente dalla punta.

Si tratta di stemma parlante, in quanto l’immagine del cavallo rinvia al nome della famiglia. Secondo la leggenda fu generato da Poseidone e nacque da una goccia del sangue sgorgato dalla testa recisa di Medusa; con un calcio fece zampillare il fonte Ippocrene presso Corinto. È figura chimerica emblema di Fama.

Cagnoni

D’azzurro a un Cerbero tricipite volto d’argento, linguato di rosso e collarinato d’oro.

Si tratta di stemma parlante, in quanto l’immagine del cane a tre teste rinvia al nome della famiglia. Figlio di Echidna e Tifone; aveva nella mitologia, il potere di vietare ai morti di oltrepassare i confini dell’”eterna notte” e d’impedire ai vivi di penetrare nel suo regno tenebroso. È simbolo di Vigilanza e Intransigenza, mentre il Collare è invece simbolo del Dominio dell’uomo sulla forza incarnata dall’animale chimerico.

Cremaschi

Partito d’azzurro e d’oro; all’aquila bicipite spiegata, linguata di rosso, dell’uno nell’altro.

Figura chimerica che guarda in due direzioni opposte e che dunque simboleggia la Vigilanza. Si vuole che l’aquila bicipite esprima i due antichi imperi d’Occidente e d’Oriente. Assomma in sé i simbolismi propri dell’aquila che sono Maestà e Vittoria.

Draghelli

D’azzurro al basilisco passante su campagna di verde.

Si tratta di stemma parlante, in quanto l’immagine del Basilisco, che è un drago, rinvia al nome della famiglia. I simbolismi espressi da questo animale chimerico sono molteplici; l’Innocenza che spegne la Calunnia; il Sangue del basilisco che vanifica il Potere dei veleni. Il basilisco ha la testa e le zampe di gallo, il corpo di drago, la coda di serpente, le ali di pipistrello. A questi si aggiungono i simbolismi propri del drago.

Fabi

D’azzurro alla sirena al naturale natante in palo in un mare d’azzurro.

Figura chimerica temibile e malvagia, figlia di Acheloo e Calliope, messaggera di Persefone, sovrana degli Inferi. Le sirene erano le accompagnatrici delle Anime dei defunti nell’Ade, che convincevano ad entrarvi con il loro canto ammaliatore.ù È simbolo di Beltà lusinghiera e Seduzione; vigila affinché non si cada nei tranelli della passione ed esprime la Distruzione del desiderio insano.

Furiani

Di rosso alla testa di Furia (Erinni) anguicrinita di verde.

Si tratta di stemma parlante, in quanto l’immagine della Furia rinvia al nome della famiglia. Divinità antichissima del culto ctonio (sotterraneo). Severa custode della Legge naturale, della Buona Fede e della Carità verso i deboli, che simboleggia. Spesso è confusa con l’immagine di Medusa, anch’essa anguicrinita, ovvero con i serpenti in guisa di capelli.

Guidetti

D’azzurro alla nave di nero, alle vele spiegate d’argento su flutti d’azzurro, addestrata in capo da una stella di cinque raggi d’oro.

La sua derivazione è identificabile nella leggenda di Argo, la nave di Giasone che si reca alla conquista del “Vello d’oro” al comando degli Argonauti. Rappresenta l’Animo forte che resiste ai gravi pericoli e alle avversità della vita. E’ anche simbolo di Viaggi, Gioia e Abbondanza. Le Vele spiegate rappresentano Fiducia, perché con esse il marinaio si affida alla discrezione del vento.

Manna

D’azzurro al grifo d’oro.

Animale chimerico protagonista di numerose leggende medievali, metà aquila e metà leone. La sua presenza negli stemmi è pari per numero al leone e all’aquila. I suoi simbolismi sono molteplici: Prontezza, Vigilanza guerriera, Coraggio, Invidia superata, Custodia delle città, Diligenza, Ferocia.

Mariarotti

D’azzurro alla sbarra centrata e abbassata d’argento, caricata del motto MELIORI CVRSV, accompagnata e addestrata in capo da un Mercurio poggiante sulla sbarra, ignudo e di carnagione, alato, con coturni alati e petaso in capo, tenente con la destra una lancia in sbarra e con la sinistra un rametto fogliato di verde, accantonato da un’ombra di sole di rosso uscente dal canton sinistro del capo.

Divinità romana protettrice delle merci e del guadagno; in epoca imprecisata si fuse con il dio greco Ermes, il Messaggero degli dei. Simboleggia la Prudenza conciliatrice e la Rigenerazione interiore. Il Sole è sempre simbolo di Grazia divina, Benignità, Sapienza e Magnificenza.

Mondini

D’azzurro a due gemelli (Dioscuri) ignudi di carnagione, criniti di nero, affrontati in palo, tenenti un globo crucigero d’argento con fascia e croce d’oro.

I gemelli nati dall’uovo che Leda concepì da Giove mutatosi in cigno, sono identificabili nei Dioscuri spartani, ovvero Càstore e Pollùce, simbolo dell’Amore fraterno che dura anche dopo la morte. Il primo mortale, il secondo immortale. Il Globo crucigero o imperiale è simbolo del Potere supremo e Supremo comando.

Oldradi

D’oro al drago alato rampante e coronato di nero ignivomo di rosso. Animale chimerico presente in tutte le mitologie; si dice derivato dal biblico Leviatano, citato nelle Sacre Scritture.

È simbolo del Male, ma si rivela anche Custode di immani tesori e posto a guardia delle Virtù. (cfr. stemma Antonelli).

Picenardi

D’argento al Liocorno scodato e inalberato di rosso.

Animale chimerico simile al cavallo, provvisto di barba, coda di leone, zoccoli fessi; in alcune saghe dotato di poteri magici. Negli stemmi rappresenta Generosità, Fortezza, Continenza, Amore onesto. In quanto considerato dalla leggenda desideroso di carezzare belle fanciulle e inoltre si compiacesse delle persone caste, divenne anche simbolo di Pudicizia.

Pozzi

D’oro a due Draghi alati affrontati di verde, ignivomi di rosso, poggianti su un pozzo mattonato dello stesso con vera d’argento; a destra una femmina a sinistra un maschio.

In questo caso le figure chimeriche che vigilano sul Pozzo, assumono il simbolismo di Scienza, Speranza in Dio e di Cupi pensieri. Per il simbolismo del drago cfr. stemmi Antonelli e Oldradi.

Pulicani

D’azzurro al grifone d’argento linguato di rosso, sormontato da una stella di otto raggi d’oro.

Per il simbolismo del Grifone cfr. stemma Manna. La Stella (che può essere a più raggi) un tempo era contrassegno dei Guelfi. Simboleggia la Mente rivolta a Dio, Finezza d’animo, Azioni sublimi, Fama, Nobiltà e Splendore.

Tirelli

Di rosso al drago alato rampante e ignivomo d’oro.

Cfr. stemmi Antonelli, Oldradi, Pozzi. L’attributo del drago in atto di vomitare fiamme (ignivomo) è simbolo del terrore che induce.

Corredano il disegno degli stemmi i seguenti personaggi mitologici:

Giove

Mercurio

Bacco

Minotauro

Marte

Ercole

Minerva

Sagittario

La Mitologia negli Stemmi Mantovani – Introduzione (28 Novembre 2023)

Per approfondire

Mitologia. s. f. [dal gr. μυϑολογία, propr. «racconto favoloso, narrazione di miti», comp. di μῦϑος «favola, mito» e -λογία «-logia»]. – a. Complesso dei miti, tradizionalmente tramandati, di un popolo […] b. Lo studio dei miti, nella loro origine, nel loro significato, nei rapporti con la religione di un popolo.

Araldica. s. f. [dal fr. héraldique: v. araldico]. – Disciplina che ha per oggetto lo studio delle armi o stemmi nobiliari in generale, della loro origine e specie, della composizione dello stemma (cioè delle sue forme, degli smalti, delle partizioni, delle figure, ecc.).

Testo e disegni: GianCarlo Malacarne

Bibliografie: Biblioteca Comunale “F. Messora” di Gonzaga

Immagine di copertina: Giulio Romano (1499 – 1546), Soffitto della Sala dei Giganti di Palazzo Te, Mantova (Fotografia di Livioandronico2013 CC BY-SA 4.0)